yo soy...

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Pochi anni,poca esperienza,poca vita trascorsa,tanta voglia di fare ed esprimersi,combattere e vivere,vivere davvero,vivere credendo in degli ideali,battersi per la verità,l'uguaglianza,la giustizia,la libertà.

Come inizio

4-05-08
Ecco finalmente il mio blog pubblico,la transposizione di me stessa in un nuovo spazio:quello virtuale.Forse lo trasformerò in futuro in un mio piccolo giornale,come mi ha consigliato un'amica.Vedremo,ora iniziamo.

giovedì 26 giugno 2008

Mi piace....






Leggere un libro,sottolineare e scrivere le note a fianco.
La bicicletta very basic in città.
Il basco alla francese.
Il panorama sulle calette per ripararsi dal troppo sole.
Ascoltare Faber,Guccini o il mitico Lucio.
Scrivere su un tetto sotto un bel cielo stellato.
Uscire portando nella borsa sempre un bloc-notes.
Leggere in bus o in metro.
Incontrarsi sui lidi in spiaggia,d'inverno però,magari con un po' di foschia e il vento che agita il mare.
Piangere sotto un temporale,magari davanti all'ingresso di un cinema.
Interessarmi alla vela e a Luna Rossa.
Suonare la chitarra(almeno provarci)intorno al fuoco e cantare vecchie canzoni partigiane.
Andare in un casolare in campagna e scrivere guardando il bosco che lo circonda.
Fumare sigarette straniere e usare i fiammiferi al posto dell'accendino(quando e se fumerò).
Guardare LA7 e i film in seconda serata.
Andare in mezzo al fiume con gli stivali di gomma di nonna Maria.
La vecchia 500 .
Le tende da campeggio in montagna.
Le gonne e le bandane hippy che trovi ai mercatini dell'usato.
Tuffarmi nel mare dagli scogli più alti.
Andare in bici sotto al sole d'agosto in mezzo ai campi di grano.
Sfogliare i quotidiani e ritrovarmi le dita nere d'inchiostro.
Perdermi nei boschi alla ricerca di sentieri nascosti.
La nebbia e l'autunno.
I sobborghi delle città,le vecchie case,i bambini che giocano tra i panni stesi.
I fari che illuminano la notte,indicano la via.
Osservare la tempesta: il vento che sconvolge le onde del mare,il cielo plumbeo,i fulmini d'argento.
L'India e l'Irlanda.

Salviamo i Record Store e le piccole librerie


Avete mai notato che nelle nostre città stanno scomparendo i cosiddetti "Record store" e le librerie dell'usato?
I "Record Store" sono quei bugigattoli polverosi dove ci si può immergere(o nascondere) e rimanere lì per ore e ore a spulciare e cercare dischi di ogni tipo,magari anche pezzi rari.Così per le librerie:non vi mancano quei negozietti piccolini,anche questi del tutto impolverati,con la luce offuscata,pieni di scaffali e tavoli,dove la testa del negoziante sbuca all'improvviso da dietro un poltrona?A me sì,ma proprio tanto!Come vorrei che le nostre città ritornassero quelle di un tempo,belle e romantiche,con meno macchine e non mi dispiacerebbe affatto prendere il tram o l'autobusper spostarmi(e magari anche la bici!)Ormai Internet ci domina,preferiamo scaricare là,oppure ci controllano le case discografiche che ci fanno pagare prezzi troppo alti per un Cd.
Ho saputo però che il 19 aprile è il giorno dei Record Store che forse ci mancano davvero se abbiamo deciso di dedicarvi un giorno per "festeggiarli".

giovedì 19 giugno 2008

Dovrò ricredermi?


«Vi sono innumerevoli forme di oppressione, alcune più sottili delle altre, talvolta abbellite dal richiamo alla giustizia sociale, talaltra mascherate dalla scusa della sicurezza. Per questo, riconoscere e denunciare il subdolo meccanismo psicologico per mezzo del quale i nemici della libertà cercano di indurci ad accettare una servitù volontaria è uno dei compiti più urgenti del nostro tempo». Così scrive Alvaro Vargas Llosa nell’introduzione de “Il mito Che Guevara e il futuro della libertà” .Nel resto del libro, l’autore si dedica a questo compito demolendo Ernesto Che Guevara, l’icona alla quale si richiamano movimenti più o meno rivoluzionari e, almeno in America Latina, uomini politici di primo piano come il venezuelano Hugo Chávez. Oltre, naturalmente, a Fidel Castro.

Il Che è diventato un simbolo di libertà, uguaglianza, ribellione al dispotismo. Addirittura pacifismo. Vargas Llosa sottolinea il primo paradosso. Le icone vendono bene: «Guevara, che tanto (o poco?) ha fatto per abbattere il capitalismo, è oggi ridotto al più classico marchio capitalista». In effetti, il suo volto adorna «tazze, felpe, accendini, portachiavi, berretti, sciarpe, bandane, camicie, borse, jeans, confezioni di the alle erbe». P.S.personale:questa teoria non è valida,perchè non è certo colpa di Ernesto Guevara se orami è diventato un mito. Forse qst commercio nato intorno alla sua immagine è un paradosso,ma è una teoria che nn regge e che non ha ulla a che fare con ciò che Che Guevara ha fatto.
Ministro dell’Industria incompetente
È lo stesso Guevara a sintetizzare il proprio sanguinario ideale di giustizia nel suo “Messaggio alla Tricontinentale” (1967): «L’odio come fattore di lotta - l’odio intransigente contro il nemico - che spinge oltre i limiti naturali dell’essere umano e lo trasforma in una reale, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere». «Selettiva» fino a un certo punto. Nella prima metà del 1959, a rivoluzione ormai conclusa, Guevara dirige la prigione di La Cabaña, anche nota come “galera de la muerte”. I nemici politici sono sottoposti a processi sommari. Il Che impartisce disposizioni precise ai membri del tribunale: gli accusati sono tutti assassini e devono finire al muro. Stime attendibili parlano di 400 esecuzioni in meno di sei mesi. Forte di questa esperienza, il Che crea, insieme con Fidel, l’apparato di polizia che ridurrà in schiavitù sei milioni e mezzo di cubani. Nel 1961, dopo la fallita invasione della Baia dei Porci, il nuovo Stato di polizia si consolida. Secondo il Che è l’occasione buona per far sì che i contro-rivoluzionari «non rialzino mai più la testa». La categoria “contro-rivoluzionario” è intesa nel modo più estensivo possibile. Le porte dei campi di concentramento progressivamente si spalancano per «dissidenti, omosessuali, vittime dell’Aids, cattolici, testimoni di Geova, sacerdoti afro-cubani e altri indesiderabili». C’è un aspetto poco noto che merita di essere descritto: il moralismo del Che. «Nel 1958 - scrive Vargas Llosa - dopo aver preso la città di Sancti Spiritus, Guevara cercò (senza successo) di imporre una sorta di shar’ia regolamentando i rapporti fra i sessi, l’uso dell’alcol e le scommesse informali». Il tutto all’insegna di un puritanesimo che il comandante non si sognava neppure di applicare nella sua vita personale.

Anche l’ideale collettivista poggia su massime non esattamente democratiche quali: «Le masse in lotta approvano la rapina delle banche, perché in esse non è depositato uno solo dei loro soldi». Il metro di misura della bontà delle riforme economiche consiste nel numero di individui «che capiscono che nella nuova società non c’è posto per loro». Fra il 1959 e il 1961, Guevara ha in mano le leve dell’economia cubana, prima come direttore della Banca Nazionale, poi come ministro dell’Industria. I risultati sono disastrosi. In quel periodo, scrive Vargas Llosa, «si verificò il crollo pressoché completo della produzione di zucchero, l’industrializzazione fallì del tutto e si dovette ricorrere al razionamento». La riforma agraria fu un affare per i burocrati: le terre sottratte ai ricchi non finirono ai contadini ma agli uomini dell’apparato. Fra il 1961 e il 1963 il raccolto si ridusse della metà.

Le spedizioni in Congo e Bolivia
Perfino l’immagine di genio della guerriglia mostra qualche crepa. Il maggiore successo di Guevara contro Batista, la conquista della città di Santa Clara, è stato messo in discussione di recente. Pare infatti che la resa fu concordata in cambio di una forte somma di denaro. I gruppi di guerriglieri organizzati in Nicaragua, Repubblica Dominicana, Panama e Haiti finirono presto e male. Disastrosa la spedizione in Congo. Guevara si schierò al fianco di due ribelli contro il regime congolese appoggiato dagli Usa. Il primo si chiamava Mulele. Dopo aver preso la città di Stanleyville fece vedere di che pasta era fatto: fu assassinato chiunque sapesse leggere e portasse la cravatta. Il secondo era Laurent Kabila, un altro assassino patentato, come risulterà evidente negli anni Novanta. Nel 1965 Guevara capì che la partita era persa e cambiò aria. Salì al potere Mobutu che instaurò una tirannia destinata a durare decenni. La missione in Bolivia fu invece dilettantesca. Il Che non si accorse di non avere l’appoggio né dei contadini né del partito comunista boliviano. Fu catturato nella gola dello Yuro subito dopo aver incontrato l’intellettuale francese Régis Debray. Il giorno dopo, 9 ottobre 1967 viene ucciso.

Tirando le somme, Vargas Llosa sostiene che in fondo Che Guevara fu molto simile al dittatore Batista, rispetto al quale fu però più spietato ed efficiente. In Guevara riemergono le costanti del potere in America Latina: il caudillismo, cioè l’influenza dominante di una figura autoritaria nel sistema di governo; e il collettivismo, cioè il disprezzo per l’individuo, la proprietà privata, il capitalismo. Caratteristiche evidenti negli attuali regimi venezuelano e boliviano.
Impressioni personali
Dunque,il nostro amato Che Guevara non è un eroe?Non è quel mito a cui si rifanno moltissimi giovani?Non so cosa pensare,dovrebbero essere i fatti a parlare,ma se anche questi possono essere interpretati in mille modi e possono avere lati nascosti,cosa fare?Da molto tempo considero Che Guevara un mito,anche non essendo comunista ed ora questo documento,che pur si basa su fonti attendibili,mi,diciamo,"sconvolge".Che Guevara è il guerillero heroico,il rivoluzionario dell'utopia ed ora....
Dovrò rifletterci un po' su,in effetti non è tutto oro quel che luccica,però mi dispiace.Un po' come quando la mia prof d'italiano ha "scoperto"(nn è accertato)che il nostro Ignazio Silone,che ha scritto libri bellissimi sulla libertà e sugli orrori del fascismo, era lui stesso una spia fascista.

lunedì 9 giugno 2008

Finita la scuola-IV C addio-

FINITA LA SCUOLA,che meraviglia!Niente materie da recuperare,niente esami di riparazione,promossa a pieni voti con un mirabolante 10 in geografia( e la nostra geografia è geografia politica,abbiamo trattato temi di interesse globale come sottosviluppo,globalizzazione,terrorismo,immigrazione,sovrappopolazione,emergenza fame,problemi ambientali).Ora sono pronta per godermi quest'estate che dovrà essere fantastica,mi dedicherò a leggere(ho una lista di libri che non finisce più),a fare le mie gare d'atletica( e spero di vincere qualcosa.N.B.d'ora in poi voglio solo numeri pari,quelli dispari mi hanno portato sfortuna)di conseguenza ad allenarmi,a scrivere e a documentarmi quindi per il mio libro,a fare volontariato(sempre se mi rispondono)e poi in piscina e in bici cn le amiche qui in città:qst è la prima parte delle mie vacanze.La seconda parte starò in completo relax al paese di mamma(quindi in Slovacchia) e poi in Spagna o in Francia cn i miei genitori.Qst sarà la mia estate.
L'altra ipotesi di come passare l'estate,ma puramente immaginaria o realizzabile solo tra molto molto molto tempo,è qst:partire da sola o cn un paio di amiche o cn una persona speciale(non il simil-rivoluzionario però che parte quest'anno e nn so più dv andrà),scegliere una meta(opterei per il Sud America o la Grecia) e arrivarci cn mezzi di fortuna(a piedi,in autostop quindi in macchinaa altrui,in camion,in motocicletta come Ernesto da giovane,in nave,in treno).Passare quindi un'estate memorabile alla ricerca di sensazioni nuove da fermare nel cuore per sempre,vivere in mezzo alla natura:niente hotel,camere d'albergo e simili...dormire nei prati o,che ne so,da qualche parte ,nelle tende e nei sacchi a pelo,in mezzo alle montagne del Sud America,con sulla testa cieli stellati e tramonti,a pochi passi il mare blu,dietro alle spalle i ghiacci della Patagonia,vedere le città degli Incas e poi provare emozioni estreme come buttarsi dal paracadute,arrampicarsi e fare immersioni subacquee.Qst è la mia estate ipotetica.

martedì 3 giugno 2008

Questi giorni...

Risultati di due giorni di gare sportive:
300 metri piani:56'7''
salto in lungo:3.37 metri
I 300 metri nn sn andati malissimo,contando che mi ero preparata per il triplo e poi nn me l'hanno fatto fare,il salto in lungo,un disastro(pensare che in allenamento quei 4 metri li ho fatti!,che rabbia!)
Di qst tre giorni di completo relax la cs positiva è che ho iniziato il mio terzo libro,un lavoro a cui tengo assai,perchè racchiude in parte le esperienze del primo anno di liceo(che poi è un IV ginnasio),le impressioni e il primo approccio con la politica,nonchè una passione per gli anni ruggenti,il '68.

2 giugno 2008 Festa della Repubblica

Forse è un po' tardi per parlare del 2 giugno,ma prima nn ne ho avuto il tempo.Lunedì abbiamo commemorato la nascita della nostra Repubblica,quando,60 anni fa,ci siamo liberati contemporaneamente della monarchia e della dittatura,nonchè della guerra.Abbiamo fatto la nostra Costituzione,abbiamo iniziato una nuova vita,in nome di quegli ideali che hanno guidati i partigiani durante la Liberazione d'Italia.Bhè,il 2 giugno non è proprio un giorno qualunque.Le basi le abbiamo poste,molte cose sono state fatte,ma bisogna continuare e soprattutto rinnovare un po'.